Turismo Elfico

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Brooch or Houlland, Shetland

Nei pressi di questa antica torre di pietra sono state udite delle fate suonare con il violino una famosa melodia.

 

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Burnswark Hill, Annandale, Dumrries

All’interno della collina sorgeva un palazzo incantato, dove le fate malvage costringevano a lavorare per loro gli uomini e le donne che avevano fatto prigionieri.

 

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Carmylie Hill, Glasgow

Un tumulo vicino alla sommità del colle era noto come “poggio del popolo incantato”, in quanto le fate vi danzavano la notte.

 

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Dun Borbe, South Harris, Isole Ebridi

Le fate vivevano in questa antica fortezza. Qualcuno conficcò nella porta un coltello di ferro che esse non poterono togliere, non osando toccare questo metallo. All’uomo che lo tolse in loro vece venne donata dalla regina delle fate una macina per il sale.

 

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Dun Borve, Snizort, Isola di Skye

Questa antica fortezza è stata una delle dimore preferite dalle fate, finché un uomo del villaggio gridò: «La fortezza delle fate va a fuoco!», esse allora fuggirono, e se ne andarono definitivamente quando scoprirono di essere state ingannate.

 

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Dundreggan, Glenmoriston, Inverness

Le fate che abitavano nelle viscere di questa montagnola hanno sempre cercato di rapire le madri dei neonati perché facessero da balia ai loro piccoli. Un contadino la cui moglie aveva appena partorito pascolava il bestiame, allorché, trasportato da un soffio di vento, udì un lamento della propria moglie. Lanciò il suo coltello al vento, invocando la Santissima Trinità, e la moglie cadde al suolo. L’aveva liberata dalle fate. Un’altra donna del luogo rimasta intrappolata a Dundreggan venne salvata spruzzando dell’acqua di Iperico sul monticello.

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Dun Osdale, Duirinish, Isola di Skye

Un membro del clan dei Macleod fu invitato a un banchetto delle fate che si teneva in questo forte, Quando gli venne offerto del vino entro un calice d’oro, non lo bevve ma rubò il calice.
Castello di Dunvegan, Isola di Skye

Nel castello viene conservata un’assai malandata “bandiera delle fate”. Numerose sono le leggende che riguardano il modo in cui la famiglia ne sarebbe venuta in possesso. Veniva portata in battaglia perché, secondo una fanciulla fatata, quando non era spiegata, appariva come una moltitudine di uomini armati e metteva in fuga i nemici.
Eildon Hills, vicino a Melrose, Roxburgh

Thomas il Rimato re, poeta e profeta, vide la regina degli elfi mentre vagava per le colline e lei gli lanciò un incantesimo, rendendolo suo schiavo. Lo portò in una caverna e di qui nel regno degli elfi, dove trascorse sette anni prima che gli venisse concesso di andarsene con il regalo di «una lingua incapace di mentire».

 

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Fairy Hill, Aberfoyle, Perth

Si dice che il reverendo Robert Kirk alla sua morte, avvenuta qui nel 1692, sia stato condotto nel regno delle fate. Venne seppellito nel cimitero, ma si racconta che la bara fosse piena di sassi. La sua tomba è facilmente individuabile, coperta da una lastra di pietra arenaria rossa.

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Haltadans, Fetlar, Isole Shetland

I trows (termine con cui vengono definite le fate delle Shetland) danzavano alla luce della luna presso certi massi denominati “danza zoppicante”. Una volta in cui i trows ballarono fino all’alba, per punizione furono trasformati in pietre.

 

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Tomnahurich (Collina dei Yews), Inverness

Secondo la leggenda, all’interno di questa collina vivevano le fate e Thomas il Rimatore dormiva in questo luogo con i suoi seguaci.

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Carnia alpe verde

Myrddn  elfo mascotte ufficiale del Gira Carnia!

Lungo misteriosi sentieri di boschi secolari della Carnia può accadere di tutto; anche di incontrare, tra antiche radici arrugginite dall’inverno e pallidi fiori della stagione nuova, qualche folletto impertinente (sbilf), che si diverte con irriverenza a molestare il sonno di una strega (strie) arcigna brontolona. Il visitatore non si spaventi, in una natura incontaminata può accadere anche questo, calibri il suo passo, aguzzi lo sguardo e tenda l’orecchio per ascoltare le storie, intrecciate ad antiche leggende, che il vento del nord da millenni racconta.

 

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L’OMENUT DI CJANAL, il cugino dell’elfo Myrddn!

 E’ un personaggio non ben definito, ma abbastanza noto nella leggenda popolare carnica. Abita in una fascia molto estesa che va dalla Valle d’lncaroio alla Val Pesarina.

Non nocivo, come tutti gli elfi è un po’ dispettoso, ma soprattutto, è un bravissimo suonatore. Si narra di un “omenut” con tanto di tuba verde e frac rosso che suonava, in certe sere, il violino a Prato Carnico. La sua musica era stregata e tutti  coloro che la udivano, umani e non, erano costretti a ballare. Nessuno riusciva a smettere fintanto che l”‘omenut” suonava. Ormai questo non avviene da parecchio tempo, forse l’”omenut”  non si diverte più, oppure, nauseato dal fracasso della nostra civiltà, si è ritirato in luoghi più tranquilli!

 

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I NANI DEL CASTELLO DI DIERICO

A Dierico (Paularo) sulla cima del monte Cjastillr a quota 1250 metri sorgeva un antico fortilizio a controllo della strada romana che attraverso la Valle d’Incaroio e quella di Pontebba univa le due grandi arterie romane della via Iulia Augusta e della via Beloio e quindi anche i centri di Iulium Carnicum (Zuglio) e di Virunum (Klagenfurt).
La sua esistenza è confermata da recenti ricerche che hanno evidenziato l’affossamento di alcune murature della torre di guardia. Raccontano i valligiani che in quel castello mezzo sotterrato vivessero dei nanetti trogloditi “Guriuts” che avevano il compito di custodire un immenso tesoro. Nascosti dietro i cespugli essi colpivano a morte, coi loro coltelli avvelenati, chiunque osasse  avvicinarsi al castello. Nessuno, neppure tre temerari boscaioli, riuscì mai a sfuggire, ne mai i fedeli nanetti rivelarono ad alcuno il loro tesoro.

I testi sono tratti da “Carnia alpe verde” quadrimestrale di turismo, cultura e tempo libero.

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La foresta degli gnomi…. – Bagno di Romagna (Provincia di Forlì/Cesena)

Una cugino del mezzoelfo tramutato in pietra dopo aver incontrato un uomo sul sentiero magico…!

Nel parco nazionale casentinese si snoda il “Sentiero degli gnomi”. Una passeggiata fiabesca, in una natura incontaminata, con i piccoli e misteriosi abitanti dei boschi.

Alcuni giurano di aver visto gli gnomi aggirarsi nei boschi di numerose località del mondo. Strane creature che da sempre hanno popolato la fantasia alimentato le leggende, ora entrano attivamente nella nostra realtà, rendendo foreste e: grotte sede privilegiata di incontri arcani e apparizioni in cui paure, incertezze, immaginazione, sanno di incanto e di meraviglia. Pare sia solo questione di sensibilità ed ecco che d’improvviso la loro presenza si materializza e smaterializza in pochi istanti. Sono apparsi a Novosibirsk in Siberia ove hanno stregato l’acqua di una palude della zona facendola ribollire e mulinare vorticosamente. Una segnalazione di gnomi valsesiani, dopo mesi di appostamento, è stata raccontata da tre ricercatori che sono riusciti a fotografare un esserino vestito di rosso, alto 40 cm ed invisibile agli occhi umani (ma non all’emulsione delle pellicole fotografiche) che li osservava nascosto tra i cespugli.Lo gnomo avvistato a Gemona in Friuli è piccolo e spaventosamente grasso, porta scarpe e cappello di rame, corre velocissimo e rimbalza allegramente per i sentieri scoscesi e ha il brutto vizio di chiamare le greggi con un fischio e poi di gettarsi in una rupe in modo che gli animali lo seguano mentre lui rimbalza via indenne.

La cultura delle valli dolomitiche è ricca di storie fantastiche, leggende e miti, che le contadine narravano ai bambini al tepore delle stufe, e così la tradizione popolare ha animato i boschi e le foreste di “Salvan”, folletti dispettosi. Nell’altopiano di Asiago alcuni gnomi del bosco, chiamati Sanguinelli, si sono resi visibili agli occhi della popolazione locale e stanno organizzandosi per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente naturale e alla rivalutazione delle antiche leggende. Gnomi, folletti, elfi, silfidi e fate da sempre hanno fatto parte del nostro mondo, ma solo di quella zona popolata esclusivamente dalla nostra fantasia e immaginazione. ( Il mezzo elfo dissente!! e io chi sarei!)
La suggestione di ciò che sin da bambini ha animato la nostra più fervida immaginazione e i racconti delle nostre mamme si è tra mutata in realtà grazie al “Sentiero degli Gnomi”, realizzato a Bagno di Romagna nel Parco dell’ Armina. Un percorso che permette di conoscere la vita e la funzione benigna di questi piccoli abitatori della foresta, ma anche di comprendere il valore di quel grande e straordinario tesoro rappresentato dalla natura. Bagno di Romagna è situata ai piedi della catena appenninica, spartiacque tra Romagna e Toscana, nell’alta valle del Fiume Savio. L’intera zona con l’istituzione del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, nel 1993, ha assunto un valore più significativo, sia dal punto di vista naturalistico che turistico. E Bagno di Romagna può considerarsi una vera e propria via di accesso verso il parco nazionale. Pierluigi Ricci, ideatore tre anni fa, con il coinvolgimento di tre amici, del sentiero degli gnomi, ci accompagna lungo il percorso alla scoperta dei suoi simpatici amici. Inizia così la tranquilla passeggiata di circa due chilometri e mezzo, di facile percorrenza, dai giardini pubblici di Via Lungosavio, dove un colorato cartello segnala che si sta entrando nel territorio misterioso abitato dai piccoli esseri dal cappello a punta. Attraverso un ponticello sul fiume Savio ci si immerge nel bosco, inoltrandosi nel folto della vegetazione e costeggiando il torrente Arrnina. Qui si osserva una incredibile varietà di piante: il cerro, il carpino nero, il frassino omello, esemplari di acero, sorbo, arbusti quali il maggiociondolo, dai bei fiori a grappolo gialli, la rosa selvatica, il ginepro, la ginestra. Fiori ovunque, la primula e il ciclamino, le orchidee selvatiche. Il sentiero è largo, agevole, ricco di ponticelli, sculture di pietra, sagome di animali ad altezza naturale in materiale gommoso: lupi, cervi, daini, caprioli, volpi tasso, casette per gli uccelli e cassette della posta dove i bimbi la sciano messaggi per gli amici gnomi. Si transita sotto i pini ed ai loro piedi si possono osservare pigne mangiate da scoiattoli e tracce di caprioli, mentre una ghiandaia dagli splendidi colori azzurro e bianco sfreccia gracchiando velocissima tra gli alberi. L’improvviso balenare fulvo di uno scoiattolo muove le foglie, un riverbero abbaglia le felci lucide di rugiada, il passaggio rapido di un passero rompe il silenzio. Lungo il cammino si incontra una suggestiva fonte in muratura e proseguendo sulla sinistra, in leggera salita, si giunge ad un piccolo pianoro dove è collocata una bella scultura di una coppia di gnomi. Da qui, ancora a sinistra, dopo aver sorpassato un piccolo ponticello, lungo scricchiolanti scalette in legno, ci si ritrova nella “radura degli gnomi”. Qui sorge un’altra scultura di uno gnomo che suona il flauto, alcune delle loro casette, fra cui la scuola del bosco e la casa del gran consiglio, dove si riuniscono i vecchi saggi. A tratti si ha la sensazione di udire risatine, piccoli e veloci passi, un fruscio tra le foglie, ombre che si alternano a lunghi ed intensi fasci di luce. A questo punto inizia la discesa lungo una scala in legno. E qui piante di tiglio e quercia catturano l’attenzione. Di fronte agli occhi si apre un habitat meraviglioso: laghi e torrenti, boschi, foreste, forre selvagge, montagne, valli abbandonate, dove abitano cervi, caprioli, daini, scoiattoli, aquile. Tutto è incantato e l’ambiente è ideale per trasformare le leggende in realtà; Tutto è puro: l’aria, come attestano i continui fitomonitoraggi, le acque, che da questi monti vanno a dissetare la Riviera romagnola, le acque termali, altro tesoro della natura, che da millenni fluiscono dalle profondità sconosciute della terra. Un luogo incontaminato, preservato, che nasconde un mistero salutare e benefico.

Testo di Giovanna la Vecchia . 

 

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Calidario il lago delle ninfe…. – Venturina (Livorno)

 

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Il Calidario è un laghetto con sorgente naturale di acqua calda a 36 gradi  che sgorga direttamente dalla terra.

In questo luogo caro agli etruschi e ai romani è possibile abbandonarsi alla danza di mille bolle calde provenienti dal grembo della terra. Puoi accoccolarti sotto le cascate ed essere accarezzato dalle mani delle volubili ninfe, puoi ascoltare il tuo io più profondo nelle nicchie, avvolto da vapori eterei di essenze pregiate, puoi essere incantato dalla bellezza del thermarium specchio di altri tempi, ora più vicini a noi. Quando ci si rilassa o si dorme vicino alle ricche acque termali e ai vapori o ci si immerge per un lungo bagno, il calore della terra lenisce e rigenera il corpo. La presenza della dea in questi luoghi è personale, sensuale e avvolgente.Le sorgenti termali sono gli orifizi naturali del grembo della dea, i caldi fuochi della terra. Sorgendo dal profondo, le acque premono contro la superficie della terra e la rinfrescano. Secondo la tradizione, il re o il capo tribù locale si unisce alla dea bevendo o immergendosi nelle acque. La ferlilità della terra è allora assicurata, talvolta con inondazioni che ricreano nuovamente il mondo. Questa presenza di acqua e fuoco della dea dona il potere di manifestare i cambiamenti interiori nelle questioni della vita quotidiana.Il paesaggio circostante è davvero straordinario: colline picchiettate da macchie di ulivi vanno a degradare nel blu del vicino mare.

 

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Dégoiz il paese degli Elfi… – Valsavarenche  (Aosta)

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Un paese davvero incantato. Basta passeggiare nelle stradine per incrociare gli sguardi curiosi della gente del posto.Ad una prima occhiata tutto pare normale. Piccoli particolari nelle persone, nei luoghi vi faranno capire che qualcosa di molto speciale vive in questo paesino all’interno di un meraviglioso e selvaggio parco naturale.Una leggenda narra che in questa valle vivesse una comunità d’elfi. Decimati da carestie e dall’avanzata dell’uomo decisero di mischiarsi a loro.Diversi sono i segni di questa storia nel paesaggio e nelle persone. Ve ne accorgerete da soli!!Nella foto il luogo più magico dove nelle notti chiare di luna piena, si racconta, hanno luogo le ridde elfiche.Dal sentiero che arriva dal vallone delle Meyes,una veduta del pianoro del Nivolet. Lontano, in secondo piano, il sentiero che percorre la Sottile Linea Verde scende verso la Croce d’Arolley.

 

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 La valle delle Fate… -  (Val Chalamy – Parco naturale del Mont Avic – Aosta)

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In alto tra i monti dorati, sono ancora le fate a imperversare, numerosissimi i tumuli di pietre, passaggi per il loro mondo. Al fianco dei grandi noccioli, arbusto prediletto dalle fate, con occhio fermo è possibile scorgere strani fenomeni….!

Tantissime anche le farfalle: non meno di 1100 le specie che vivono nella valle di CHAMPDEPRAZ, di cui quattro scoperte di recente, e assolutamente nuove per la scienza, e nove trovate in Italia per la prima volta proprio nel Parco. E non è escluso che nuove ricerche riservino altre sorprese. Dunque tutti sui sentieri del parco di Champdepraz alla ricerca di una farfalla o di una fata che potrà prendere il tuo nome!!!!

 

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Le montagne di re Laurino – Alto Adige

 RE_LAURINO2La Catena del Catinaccio si estende maestosa all’inizio della valle dove un tempo i veneziani cercavano l’oro nelle fonti e nei torrenti. Sopra di essa si erge a sentinella della valle la cima del Catinaccio, lo Sciliar.

Secondo la leggenda, nel passato vi sorgeva un magnifico giardino di rose, un vero paradiso nascosto agli occhi del mondo, il cui splendore poteva essere ammirato da pochi mortali. Solo dall’altezza delle cime adiacenti era infatti possibile gettarvi uno sguardo.

Il giardino era bagnato da fonti d’oro e d’argento, verdeggiava estate e inverno in un eterno splendore primaverile ed era abitato da un popolo di Nani dal carattere mite, governati da un re molto saggio. Un giorno, però, il gigante che abitava il Glunkezer, nemico del sovrano dei Nani, gettò un’intera montagna sul Catinaccio e distrusse quel bel mondo. Ora la zona è impervia e fredda, coperta da un ghiacciaio di recente formazione: non vi cresce più rosa alcuna, ne di giardino ne alpestre. In primavera e in estate fiorisce, però, un genere di fiori che scintilla di un colore rosa. E’ una varietà sessile, che, presente in gran quantità, conferisce al pascolo alpino una sfumatura rosata e mantiene viva la leggenda del giardino delle rose. Il più bello di tutti i giardini di rose si trova, però, nei pressi di Lagundo, non lontano da Castel Tirolo. E un enorme giardino naturale, molto rigoglioso, pieno di uva e fichi, verde di cipressi e pini, il più suggestivo angolo di tutta la regione.

 

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Il giardino delle rose di re Laurino – Alto Adige

 

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Così viene chiamata ancora oggi dal popolo sudtirolese la ridente, regione attorno a Lagundo e Castel Tirolo. La leggenda di Laurino re dei Nani sembra essere penetrata nuovamente nella tradizione

Il Simpatico Re Laurino

Popolare orale, dalla quale comunque il poeta attinse inizialmente, attraverso un’antica saga tedesca, che costituisce un’appendice del conosciuto Libro degli eroi. L’antica saga è tessuta romanticamente, la leggenda invece è semplice come lo deve essere una vera leggenda popolare. Laurino si chiamava il sovrano dei Nani. Era un vecchio canuto, pacifico e di buon animo. Aveva una figlia affettuosa e molto bella, che desiderava tanto un giardino, così pregò suo padre di concederle un fazzoletto di terra alla luce del sole. Il re abitava, infatti, in un castello di cristallo che si trovava nelle profondità della montagna sulla quale ora si erge l’antico Castel Tirolo. Il buon padre esaudì il desiderio della figlia, che eliminò dal campo concessole spine e cardi e vi seminò rose di tutte le specie. In questo modo ebbe origine il giardino delle rose, così bello e splendente che la sua vista ancora oggi riempie di gioia il viandante egli fa dimenticare i suoi crucci. Per consentire a tutti di ammirarlo la fanciulla non circondò il suo giardino con mura o staccionate, ma con nastri di seta dorata, come facevano, secondo l’antico costume pagano dei Germani, i sacerdoti con i loro dei, e come fece anche Grimilde con il suo giardino di rose nella palude renana presso Worms. Così tutto il popolo poteva bearsi dello splendore e del rigoglio dei fiori del giardino delle rose. Come e quando questo regno scomparve, la leggenda non lo racconta con precisione. La regione è ancora un giardino divino, ma ne Laurino ne sua figlia si vedono più. Solo la leggenda dei Nani o dei Norgglein è ancora, eternamente, viva. A Castel Tirolo si narra che abiti un Norgglein dal ridicolo nome di Burzingala o Burzingele, che una volta fece una richiesta d’amore alla signora del castello. Si dice che un altro viva sul Mutkopfe, dietro il paese, e che nelle chiare notti di luna faccia risuonare per i pascoli alpini la sua canzone:

“Son così grigio son così vecchio

penso tre volte il prato penso tre volte il bosco!”

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La leggenda della ninfa del Lago di Carezza
Molti anni fa nel lago di Carezza viveva una ninfa di particolare bellezza che con il suo canto melodioso deliziava tutti i viandanti che salivano al passo di Costalunga.

Un giorno anche lo stregone di Masaré la sentì cantare e si innamorò della ninfa. Egli usò tutti i suoi poteri per conquistare la fatina del lago senza riuscirvi.

Così lo stregone chiese aiuto alla strega Langwerda che gli consigliò di travestirsi da venditore di gioelli, di stendere un arcobaleno dal Catinaccio al Latemar e di recarsi quindi al Lago di Carezza per attirare la ninfa e portarla con sé.

Così fece: stese il più bell’arcobaleno mai visto sino ad allora tra le due montagne e si recò al lago, ma dimenticò di travestirsi. La ninfa rimase stupita di fronte all’arcobaleno colorato di gemme preziose. Ma ben presto si accorse della presenza del mago e si immerse nuovamente nelle acque del lago. Allora non fu più vista da nessuno.

Lo stregone, distrutto dalle pene d’amore, strappò l’arcobaleno dal cielo, lo distrusse in mille pezzi e lo gettò nel lago. Questa è la ragione perché ancora oggi il lago di Carezza risplende tutti gli stupendi colori dell’arcobaleno, dall’azzurro al verde, dal rosso all’indaco, dal giallo all’oro.

 Le Fate di Castel Toblino – (Trento)

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Nel Trentino sud occidentale, nella cosiddetta Valle dei Laghi, tra il comuni di Calavino e Padergnone, possiamo visitare un raro, e meraviglioso, esempio di castello lacustre.
Stiamo parlando di Castel Toblino, uno dei più famosi ed affascinanti castelli trentini. Circa 2.000 anni fa si pensava fosse abitato dalle fate ed a loro, nel corso del III secolo fu costruito un tempietto, di cui abbiamo notizia grazie ad una piccola lapide murata nel portico del maniero. Si tratta di una testimonianza esclusiva che l’archeologo Paolo Orsi non ha esitato a definire”unica nel suo genere nella realtà epigrafica romana”.
Con il passare del tempo, il tempio, avvolto nella sua aurea magica e religiosa, venne trasformato in una roccaforte di notevole importanza militare e strategica. 

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Il Castello di Coira – Alto Adige

Il castello fu costruito nel 1253, sopra il paese di Sluderno, in una posizione che domina tutta la Val Venosta. La costruzione fortificata fu fatta erigere dai vescovi di Coira, passò poi ai Signori di Mazia e dal 1504 è proprietà dei Conti Trapp.
E’ uno dei castelli meglio conservati di tutto l’Alto Adige. Alle pareti si possono ammirare splendidi affreschi raffiguranti le fiabe di Esopo.
La sezione che solitamente affascina maggiormente i visitatori è l’armeria, che ospita una collezione di armi e corazze su misura di fama internazionale.
Ogni anno nella seconda metà di agosto, a Castel Coira ha luogo la famosa manifestazione dei “Giochi Cavallereschi” durante i quali la storia riprende vita e con un tuffo immaginario nel passato si può riscoprire la vita cavalleresca del Castello e della Val Venosta. Si dice che in questo bellissimo castello, tra le pieghe e i campanelli del cappello giullare di corte,  prese vita un insolito folletto vestito di rosso che creava continuamente scompiglio. Pare che lo si senta ancora correre e ridere nelle sale del castello. Un’ altra curiosità interessante è quella su Matthaus Gaudenz, sul quale racconta un’affascinante leggenda. Unico discendente maschio della famiglia, Matthaus era destinato alle armi e al comando nei territori di famiglia. Ma il giovane conte non aveva alcuna intenzione di abbandonare il suo mondo incantato di bambino. Chiese al padre ancora un anno prima prima di occuparsi degli affari di famiglia e decise che avrebbe impiegato quell’anno nella decorazione del loggiato del castello. A corto di idee, si recò nel vicino bosco della Val di Mazia. Qui ebbe una rivelazione: gli uccelli che popolavano il bosco gli parlarono e gli promisero di fornirgli spunti e idee raccontandogli ogni genere di storia fantastica, a patto di vietare la caccia nel territorio. Matthaus mantenne la promessa e decorò il loggiato con animali e personaggi da favola, frutto dei racconti del bosco. Un capolavoro che ancora oggi è possibile ammirare all’interno del Castello.

 

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Irlanda

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Ben Bulben, contea di Sligo

Evans Wentz ha raccolto numerose testimonianze di avvistamenti sul Piccolo Popolo avvenuti tra le ombre di Ben Bulben, come quella dei due uomini che di notte udivano della musica e voci infantili e quella del vecchio contadino che vide migliaia di “aristocratici” nelle loro armature splendere alla luce della luna.

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Dun Aengus, Inishmore, Isole Aran, contea di Galway

Questo magnifico forte preistorico arroccato su una rupe era una delle dimore preferite dalle fate.

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Hill or the Brocket Stones, Carns, vicino a Grange, contea di Sligo

L’ “aristocrazia” scendeva da questa collina come un esercito. Sembravano persone viventi, ma indossavano indumenti diversi, «non erano esseri viventi come noi».

 

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Knockmaa, tra Headford e Tuam, contea di Galway

Questa collina era il luogo in cui sorgeva il palazzo di Finvara (Finbhearra), gran re degli elfi di Connacht. Nel palazzo delle fate si trovano anche persone che sono state fatte prigioniere. Da un ingresso si accede anche a un mondo sotterraneo situato all’interno della collina. Il gran re vi è seppellito in un tumulo di pietra, con la moglie Onagh.

 

Lough Gur; contea di Limerick

La leggenda narra che le fate vivessero nelle acque del lago e nella campagna circostante. Dal lago si accede anche al Tir-na-nog, la “terra della gioventù» , dove si rifugiarono i Tuatha de Danann.

 

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Lough Neagh, contea di Antrim

La città, che sorgeva sotto la superficie dell’acqua, era abitata dalle fate, e le persone dotate della facoltà di vederle riescono ancora oggi a scorgere le rovine dei suoi splendidi palazzi.

I naviganti udivano musiche elfiche e risate provenire dalle profondità dell’acqua durante le feste delle fate.

 

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Tomba di Newgrange, contea di Meath

La famosa stanza sepolcrale preistorica era una delle numerose dimore delle fate e gli abitanti del luogo vedevano frequentemente il Piccolo Popolo uscire nelle ore della notte e del mattino. Dagda, gran re dei Tuatha de Danann, viveva in questo tumulo.Rathcroghan, contea di Roscommon Owneygat, o “caverna del gatto”, è l’ingresso dell’”Altro Mondo”.

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Slieve Gullion, contea di Armagh

«Il popolo buono di questa montagna è costituito da quanti, dopo essere deceduti, sonostati portati via. La montagna è incantata» (testimonianza di un indigeno interpellato da Evans Wents).

 

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Slievenamon, contea di Tipperary

Sul pendio orientale della montagna sorgeva un famoso palazzo delle fate, da dove queste lanciarono un incantesimo su Fionn mac Cumhail.

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Inghilterra

Beedon Barrow, Beedon, Berkshire

Le fate vivevano su questo poggio, chiamato anche Burrow Hill. Un giorno un contadino che si trovava sul posto spezzò l’aratro, cosicché dovette tornare a casa a prendere gli arnesi necessari per ripararlo, ma al suo ritorno constatò che le fate avevano già provveduto.

 

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Blackdown Hills, Somerset

Nel XVII secolo un uomo che cavalcava nei pressi di Blagdon Hill credette di vedere una fata, ma avvicinandosi a lei non vide più nulla, anche se provava la netta sensazione di essere accerchiato da una folla. Tornato a casa, rimase paralizzato e non si riprese più.

 
Carn Gluze Round Barrow, St Just, Cornovaglia

Un gruppo di minatori, che la sera rientrava dal lavoro, vide le fate danzare intorno al monticello.

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Clint’s Crags, vicino a Ireshope, Durham

Si riteneva che la regina delle fate vivesse in un palazzo situato in una caverna ai piedi delle rocce prospicenti la sponda meridionale del torrente Ireshope,nel Weardale. Cusop Dingle, Herefordshire Alcune fate furono viste danzare sotto le digitali.

 

Dartmoor, Devon

Sono numerosi i luoghi nella brughiera di Dartmoor che si ritenevano frequentati da folletti, e cioè: una vasta cerchia di capanne nel Gidleigh Common, un cromlech nella brughiera di Huccaby, il poggio boscoso di Piskies a Huccaby Cleave e la caverna dei folletti, una grotta sotto Sheepstor.

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Fairy Bridge, Ballasalla, Isola di Man

Gli isolani avevano l’abitudine di togliersi il cappello e di salutare il Piccolo Popolo

su questo ponte della statale A5; una delle loro colline cave era situata a breve distanza.

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Fairy Hill, Bishopton, Durham

Quando iniziarono gli scavi di questo antico castello, si udì una voce che invitava gli uomini ad allontanarsi. Tuttavia, i lavori non cessarono e poco tempo dopo gli operai trovarono una grande cassa di quercia. Sperando di trovarvi un tesoro la aprirono, ma non vi scoprirono altro che chiodi.

 

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Da questa camera sepolcrale provenivano strani rumori. Si riteneva perciò che vi abitassero fate e folletti.

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Glastonbury Tor, Somerset

San Collen si recò in visita dal re delle fate nel suo palazzo situato sulla collinetta rocciosa.

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Harrow Hill, vicino a Patching, Sussex occidentale

Gli abitanti del posto credono che qui si situasse “l’ultima dimora inglese delle fate” .Esse vivevano nelle preistoriche cave di pietra scavate nella collina. Quando gli archeologi all’inizio del secolo andarono sul posto per dare inizio ai loro scavi, le fate si offesero per essere state ignorate e da quel momento disertarono il luogo.

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Kenchester; Herefordshire

Le fate danzavano tra i ruderi romani; cossicché, quando vi furono ritrovate delle monete romane, vennero denominate “soldi dei nani”. King Stone, Rollright Stones, Long Compton, Warwickshire (i Rollright si trovano nell’Oxfordshire) Le fate danzavano di notte intorno a questo enorme masso situato di fronte al cromlech. Uscivano da un avvallamento del monticello su cui stava il masso. Ogni qual volta venivano posti dei sassi per chiudere il buco, il giorno dopo si scopriva che erano stati rimossi.

 

Lough Goayr, Kirk Bride, Isola di Man

È uno degli ultimi luoghi dell’isola in cui sono state avvistate le fate. Facevano schioccare le fruste e gridavano: «Hoi, son N’herin!» (“Forza, verso l’lrlanda!”). Presumibilmente si dirigevano verso terre più remote.

 

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Si riteneva che la fata guardiana delle pietre fosse in grado di curare le malattie e che avesse il potere di liberare i bambini rapiti dalle fate cattive. La sostituzione del bambino avveniva presumibilmente attraverso una delle cavità del masso.

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Nafferton Slack, Humberside

Si riteneva che una grossa pietra sul declivio orientale della collina fosse dotata di singolari poteri. Alcune volte era apparsa come l’ingresso di un salone illuminato e un uomo disse di aver udito una musica soave provenire dal suo interno. Egli aveva visto anche delle fate entrare nel salone: alcune a piedi, altre a bordo di carrozze.

 

Ogo Hole, Llanymynech, Shropshire: questa caverna nella collina era considerata l’ingresso al regno delle fate.

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Park Mound, Pulborough, Sussex occidentale

Qui sorgono le rovine di un castello normanno, dove una volta ebbe luogo il funerale di una fata.
Puckaster Cove, vicino a St Catherines Point, Isola di Wight

Qui, e più esattamente su una spiaggia, si riteneva che le fate organizzassero le loro feste. Un uomo che seguì una strana luce vide delle piccole creature con abiti e cappelli scarlatti danzare al ritmo della musica elfica. Costoro gli diedero della polvere marrone da inalare, che ebbe l’effetto di rimpicciolirlo. Quando smisero di ballare sedettero su dei licopodi, che subito dopo scoppiarono, rivelando alloro interno della polvere d’oro. Diedero tuttavia all’uomo dell’oro e lo fecero tornare alla statura normale. D’allora in poi nessuno è più riuscito a ottenere della polvere d’oro dai licoperdi di PuckasterCove.

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Pudding Pie Hill, Sowerby, Yorkshire settentrionale

Dopo aver corso intorno al monticello nove volte e lanciato un coltello esattamente nel centro della sua sommità, appoggiando l’orecchio al terreno udirete le fate conversare, perché sono state loro a costruire il terrapieno e a farne la propria residenza.

 

San Cuthberts Well, Edenhall, Cumbria

Il pozzo, ormai ricoperto di erbacce e rampicanti, si trovava nel giardino di un’antica dimora in demolizione e si riteneva che vi abitassero le fate. In Cumbria, una “fortuna” era una reliquia che, se custodita con cura, avrebbe portato fortuna alla famiglia e alla casa. A sua volta, la “Fortuna di Edenhall” era un vaso di vetro o un calice che si riteneva essere stato rubato alle fate, le quali avevano profetizzato: «Se questo vaso si rompesse o cadesse, addio alla fortuna di Edenhall».

 

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Shan Cashtal (Old Castle), Andreas, Isola di Man

Le fate, attraverso un passaggio sotterraneo, raggiungevano il cimitero di Maughold.

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South Barrule Mountain, Isola di Man

Il dio Manannan, la divinità irlandese del mare protettrice dell’Isola di Man, aveva la sua roccaforte a South Barrule, e da lì esercitava le sue arti magiche. I declivi meridionali erano la zona dell’isola maggiormente frequentata dalle fate.

 

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Stonehenge, Amesbury Wiltshire

É senza dubbio il luogo misterioso più conosciuto d’Europa. In una della prime opere dedicate a Re Artù, la Vita Merlini (circa 1140) di Geoffrey di Monmouth, si parla di un complesso circolare composto da enormi pietre, la Chorea Gigantum (Danza dei giganti) che si trovava in Africa, poi era stato portato in Irlanda da un popolo di giganti. Qui era stato sistemato sul Monte Killarus, come monumento funebre per quattrocentosessanta nobili soldati di Aurelio Ambrosius, uccisi dai Sassoni. Re Uther Pendragon tentò di trasportarlo in Inghilterra, ma l’impresa era superiore alle sue forze, così dovette rivolgersi al mago Merlino.Questi, con l’aiuto di un esercito di elfi, lo trasferì nella piana di Salisbury, presso Amesbury (Wiltshire), dove esiste tuttora con il nome di Stonehenge. moonrise stars Stonehenge Wiltshire England UK

Massi oblunghi simili a colonne spesso sormontati da architravi del peso di parecchie tonnellate si levano tutt’intorno distribuiti in cerchi concentrici; l’effetto generale è quello di una magica arena in cui non è difficile immaginare antichi sacerdoti Druidi intenti a misteriose evocazioni. Dopo un’occhiata panoramica a 360 gradi, al visitatore non rimane che alzare gli occhi al cielo: è forse lì che si trova la risposta ai molti interrogativi sollevati dalla disposizione dei Megaliti. E difatti pare che sia così. Abbandonata l’iniziale ipotesi che il complesso fosse una sorta di cattedrale elevata dai Druidi su un terreno magico e destinata ai sacrifici umani, la probabile funzione di Stonehenge. è stata forse identificata all’inizio di questo nostro secolo. Gli studi dell’astronomo e scienziato Sir Norman Lockyer hanno portato alla datazione delle varie fasi del complesso. I megaliti sono stati eretti attorno al 2800 a.C., parzialmente distrutti, risistemati nel 1560 a.C. e successivamente di nuovo abbattuti. Nel corso dei secoli S. ha subito vari attacchi, non ultimo quello dei sacerdoti cristiani che vi vedevano una sorta di tempio del demonio. Gli archi che compongono i vari cerchi concentrici sono rivolti verso il Sole e le costellazioni. Secondo il Lockyer, lo scopo sarebbe stato di poter studiare gli spostamenti di questi astri, in base alle ombre proiettate dalle pietre e a certi allineamenti tra il Sole e gli archi che si verificano in alcuni giorni dell’anno.

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Tower Hill, Middleton-in-Teesdale, Durham

Le fate andavano dalla collina al fiume Tees per lavarsi e fare il bucato. La leggenda racconta che una donna vide una bambina dalle sembianze di fata, vestita di verde e con gli occhi rossi, seduta su una pietra che aveva la forma di un formaggio. La portò a casa, la fece sedere accanto al fuoco e le diede da mangiare del pane con burro e zucchero, ma la bambina piangeva così disperatamente che la donna decise di riportarla nel luogo dove l’aveva trovata.

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Trencrom Hill, vicino a Lelant, Cornovaglia

Gli spriggans, abitanti della collina, erano guerrieri di orrido aspetto; guardiani dei tesori, avevano il potere di provocare trombe d’aria. Un uomo, sorpreso a scavare in cerca del famigerato bottino in oro di un gigante, che si credeva fosse nascosto nella collina, fu travolto da una tromba d’aria. Per giunta, ad accrescere la sua paura sopravvenne una banda di spriggans che uscirono dalla collina e gli andarono incontro con fare minaccioso, diventando sempre più grandi man mano che gli si avvicinavano.

 

Wick Barrow, Stogursey, Somerset

È un monticello preistorico noto anche come “monticello dei pixies”. Un uomo vi trovò una pala da fornaio spezzata, appartenente ai pixies, e la prese con se per ripararla. La riportò sul posto e in seguito vi trovò una torta lasciata per lui dai pixies come ringraziamento.

 

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Willy Howe, vicino a Wold Newton, Humberside

Un uomo, passando una sera da questo monticello udì dei canti e vide una porta che conduceva nelle viscere della collina. Varcando quella soglia si ritrovò in una stanza illuminata a giorno. Un gruppo di persone vi sedeva a banchetto e un servitore gli porse una coppa. Egli gettò via il liquido che conteneva, non volendo cadere sotto l’incantesimo delle fate, ma corse via con il calice in mano.
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Aberglaslyn Pass, vicino a Beddgelert, Gwynedd

Qui, nel secolo scorso, visse un uomo che sosteneva di vedere spesso le fate: erano come piccoli uomini che giocavano nel torrente.

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 Beacon Ring, Trelystan, vicino a Welshpool, Powys

Questa fortificazione sulla collina, attraversata dal sentiero di Offa’s Dyke, era dimora favorita dalle fate.

Caer Drewyn, Corwen, Denbighshire

Il nome di questo rudere significa “residenza di Gwyn”. Per Gwyn s’intendeva probabilmente Gwyn ap Nudd, re delle fate.

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Clocaenog Forest, Denbighshire

In questa zona isolata, oggi ricoperta da fitti boschi, e nell’adiacente Hiraethog (le brughiere intorno a Llyn Brenig), le fate sono state viste con frequenza. Un uomo sosteneva di aver assistito a una loro danza presso Pont Petrual e di essere stato trasportato nel loro mondo; ma il mattino seguente si era svegliato su un letto di felci che rivestivo il fianco della montagna. Le fate danzavano anche sulla collina di Craig Bron Bannog, situata nel cuore della foresta.
Craig-y-Ddinas, Pontneddfechan, vicino a Glyn-Neath, Swansea

L’imponente parete di roccia, con il suo velato scenario boschivo, godeva fama di essere l’ultima dimora gallese delle fate. La leggenda vuole che re Artù e i suoi cavalieri giacciano addormentati in una caverna all’interno di questa rupe.

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Frenni Fawt; Prescelly Hills, Pembrokeshire

Un pastorello vide le fate danzare in cerchio sulla collina e corse a raggiungerle. Si ritrovò in un magico palazzo dove tutto ciò che desiderava era a sua disposizione: ma gli raccomandarono di non        bere dalla fontana in giardino. Ansioso di scoprire perché non avrebbe dovuto berne, disubbidì; improvvisamente il palazzo scomparve e lui si ritrovò solo, al freddo, in vetta alla collina.

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Chiesa di Llangua, Monmouthshire

Durante il secolo scorso due persone che passavano vicino alla chiesa scorsero dozzine di fate che danzavano nei prati retrostanti l’edificio. In seguitò le videro attraversare il ponte, in fila per una, e inoltrarsi nel bosco.

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Llyn Cwellyn, vicino a Rhyd-ddu, Gwynedd

Un giovane trascinato in un cerchio delle fate vicino al lago venne condotto nel loro regno. Tornato nel mondo degli umani dopo sette anni, scoprì che la sua fidanzata si era sposata con un altro e che i suoi genitori erano deceduti. L’uomo ne morì di crepacuore.

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Llyn Rhosddu, vicino a Newborough, Anglesey

Una fata, che era solita portare una pagnotta di pane a una donna, per ricompensarla del permesso di usare il suo forno, venne vista immergersi nelle acque del lago.

 

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Llyn y Fan Fach, Black Mountain, Carmarthenshire

Una bella Fanciulla del Lago sposò un mortale. Per molti anni la coppia visse vicino a Myddfai ed ebbe tre figli maschi. Ma allo scadere del suo tempo, la moglie dovette tornare alle acque, seguita dal bestiame che aveva portato con se in dote. In seguito ritornò per insegnare ai figli la medicina e i segreti delle erbe mediche. Essi divennero così i famosi medici di Myddfai, i cui rimedi sono stati tramandati in un  manoscritto.

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Mynydd Llwydiarth, vicino a Pentraeth, Anglesey

Le fate cantavano e danzavano di notte sulla montagna e intorno al lago. Erano una «stirpe invisibile di minuscole creature benevole», che scomparivano non appena qualcuno osava avvicinarsi.

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Pentre Iran Cromlech, vicino a Brynberian, Pembrokeshire

Fate simili a bambini vestiti da soldati, con i copri capi scarlatti, vennero avvistate intorno alle pietre di questa preistorica camera sepolcrale.

 

Porth Dinllaen, vicino a Morfa Nefyn, penisola di Lleyn, Gwynedd

Le fate danzavano e cantavano sui siti preistorici di questo promontorio costiero; poi alzavano una ben precisa zolla di terra e scendevano nel loro regno.