Unicorni che passione…

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Un pò di storia

 

L’unicorno o liocorno è un animale immaginario dal corpo di cavallo con un singolo corno in mezzo alla fronte. Il nome deriva dal latino unicornis a sua volta dal prefisso uni- e dal sostantivo cornu, “un solo corno”. Il liocorno è tipicamente raffigurato come un cavallo bianco dotato di attributi magici, con un unico lungo corno avvolto a torciglione sulla fronte. Molte descrizioni attribuiscono all’unicorno anche una barbetta caprina, una coda da leone e degli zoccoli.

Una primissima rappresentazione può riconoscersi in un animale rappresentato nelle Grotte di Lascaux (Francia, Paleolitico superiore), dotato di un corno lunghissimo sulla testa e pelame sotto il muso e disegnato insieme ad altri animali.

Simbolo di saggezza, nell’immaginario cristiano poteva essere ammansito solo da una vergine, simbolo della purezza. Si credeva che se il corno fosse stato rimosso, l’animale sarebbe morto.

Nella tradizione medievale, il corno a spirale è detto alicorno, e gli veniva attribuita la capacità di neutralizzare i veleni. Questa virtù venne desunta dai resoconti di Ctesia sull’unicorno in India, dove sarebbe stato usato dai governanti del luogo per fabbricare coppe in grado di rendere innocui i veleni.

La pratica dell’uso antivenefico dei corni di unicorno (in realtà probabilmente rari denti di narvalo, corna di orice o falsi costruiti unendo e intagliando ossa di animali diversi) avrà una certa diffusione nell’Europa Medioevale. Nell’inventario del tesoro papale di Papa Bonifacio VIII del 1295, veniva riportata menzione, per la prima volta nella documentazione papale (anche se l’uso era già diffuso da tempo presso le corti dei sovrani europei), di quattro corne di unicorni, lunghe e contorte (…) [utilizzati per] fare l’assaggio di tutto ciò che era presentato al papa[1].

Con l’affermarsi della moderna scienza naturalistica, l’unicorno cominciò a uscire dai Bestiari per entrare nei prime opere di sistematica naturalistica (che conterranno comunque, almeno fino alla metà del XIX secolo, accanto ad animali reali, anche animali fantastici, parzialmente o del tutto mitizzati); tuttavia, nel corso del secolo, l’impossibilità di trovare un esemplare indirizzerà la scienza naturalistica ad escludere definitivamente l’unicorno dalla lista degli animali esistenti.

Persino nel palio delle contrade di Siena, palio di origini medievali e che si corre ancor oggi, seppur in un contesto diverso, vi è, tra le 17 contrade, quella del Leocorno (unicorno), rappresentata da un cavallo col corno in testa.

Araldica

Unicorno portale Palazzo Schifanoia, Ferrara, XV Secolo

L’unicorno o liocorno è anche una figura immaginaria raffigurata secondo la tradizione, ma con gli zoccoli biforcati dei cervidi e del bue (come nell’illustrazione sopra), la coda del leone ed una barba di capra sotto la gola. Frequente soprattutto tra gli ornamenti esteriori dello scudo.

Il liocorno simboleggia forza e generosa vittoria.

L’unicorno, simbolo di purezza e castità, fu una delle più antiche divise araldiche utilizzate dalla casa d’Este e in particolare da Borso d’Este.

L’unicorno è uno degli emblemi della Scozia e, in quanto tale, compare come supporto negli stemmi del Regno Unito, della Nuova Scozia in Canada, e del Canada stesso. L’unicorno è anche uno supporto nello stemma della Lituania. Nella simbolica medioevale l’unicorno era descritto come animale piccolo (a rappresentare l’umiltà) ma invincibile. Simile nell’aspetto ad un cavallo bianco, simbolo di nobiltà e purezza, era provvisto di un solo lungo corno in mezzo alla fronte a simboleggiare la penetrazione del divino nella creatura. Unendo la potenza della spada divina alla purezza di un manto immacolato, l’unicorno (o liocorno) rappresenta la Vergine fecondata dallo Spirito Santo. Nel simbolismo cristiano l’animale mitico simboleggia quindi l’Incarnazione del Verbo di Dio che prepara la strada all’avvento del Vero Re.

Nella letteratura cortese aveva risonanze più propriamente erotiche: il liocorno cacciatore invincibile poteva essere ammansito solo dall’amore per la fanciulla.

Possibili spiegazioni

La ricerca di un animale reale come base per il mito dell’unicorno, accettando la concezione degli scrittori antichi che esistesse davvero ai confini delle terre conosciute, ha aggiunto un’ulteriore aura di mitologia all’unicorno. In epoca recente si è cercato un animale che avesse almeno alcune caratteristiche della creatura leggendaria.

Supposte prove fossili

Tra i ritrovamenti nella cosiddetta “Cava dell’unicorno” (Einhornhöhle) in Germania, alcune vennero selezionate e montate dal sindaco di Magdeburgo, Otto von Guericke come un unicorno nel 1663. Questo “unicorno” aveva solo due zampe, e venne ricostruito partendo da ossa fossili, presumibilmente di un mammut o di altri animali. Lo scheletro venne esaminato da Gottfried Leibniz, in precedenza scettico, che da allora si convinse dell’esistenza dell’unicorno.

Nel 1827 il famoso naturalista francese Georges Cuvier affermò l’impossibilità dell’esistenza di un mammifero perissodattilo con un unico corno frontale. Nel 1933, il biologo americano Franklin Dove, dell’università del Maine dimostrò la possibilità di far crescere un toro adulto con un unico corno frontale, rimuovendo e reimplantando chirurgicamente le corna al centro della testa su un vitello appena nato.[2].

Phineas Taylor Barnum una volta mostrò al pubblico lo scheletro di un unicorno, come un falso.

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Elasmoterio o rinoceronte

È possibile che una fonte d’ispirazione per la leggenda dell’unicorno sia venuta da un animale preistorico come il rinoceronte lanoso o dall’elasmoterio, un grande rinoceronte che viveva nelle steppe dell’Eurasia, a sud dell’areale del rinoceronte lanoso. L’elasmoterio assomigliava a un cavallo, ma aveva un singolo grosso corno sulla fronte. Si estinse nello stesso periodo di quasi tutta la fauna dell’ultima glaciazione. Tuttavia, secondo il Nordisk familjebok e il saggista Willy Ley l’animale sarebbe sopravvissuto a lungo da rimanere nelle leggende degli evenchi, un popolo nomade della Russia, come un grosso toro nero con un solo corno.

A supporto di questa teoria, si deve notare che Marco Polo sostenne di aver visto un “unicorno” a Giava, ma la sua descrizione per un moderno lettore è chiaramente quella di un rinoceronte di Giava.

Capra con un corno solo

Nella capra domestica una rara deformità dei tessuti può far sì che le due corna si uniscano. Un simile animale può essere stato d’ispirazione per la leggenda. L’arte medievale spesso raffigurava l’unicorno con zoccoli divisi e una barba, assomigliando talvolta più a una capra che non a un cavallo.

Orice araba di profilo

L’orice araba è un’antilope con due corna lunghe e sottili che si protendono indietro dalla fronte. Guardando uno di questi animali di fianco e da una certa distanza l’orice araba può sembrare un cavallo con un solo corno (sebbene le corna dell’orice siano rivolte all’indietro e non in avanti come nelle rappresentazioni tradizionali dell’unicorno). Verosimilmente, viaggiatori nella Penisola arabica possono aver tratto la storia dell’unicorno da questi animali, tantopiù che spesso si rompono un corno nel corso dei loro violenti combattimenti.

La Peregrinatio in terram sanctam di Bernhard von Breydenbach ed Erhard Reuwich, pubblicata nel 1486 è stato il primo libro di viaggi illustrato e descriveva un pellegrinaggio a Gerusalemme e in Egitto, passando per il monte Sinai. Il libro conteneva molte grandi xilografie di Reuwich, perlopiù paesaggi e vedute di città, ma anche rappresentazioni di animali come il coccodrillo, il dromedario e l’unicorno, presumibilmente un orice, che possono essere stati visti facilmente durante il viaggio.

Maschio di narvalo

I corni d’unicorno che si trovavano più frequentemente nelle camere delle meraviglie nell’Europa del Medioevo e nel Rinascimento erano spesso esempi della zanna dritta e ritorta del maschio del narvalo, un cetaceo dell’Artico, come dimostrò nel 1638 lo zoologo danese Ole Worm.

Queste zanne, in virtù della loro eccezionale lunghezza (fino a 3 metri) e la perfetta struttura elicoidale, venivano pagate a peso d’oro e portate in Europa a partire dal XV secolo e fin quasi all’inizio del XIX secolo e passavano varie prove che tendevano a riconoscere i “falsi” corni di unicorno. Le rappresentazioni grafiche dei corni di liocorno nell’arte europea derivano da queste zanne. Elisabetta I d’Inghilterra teneva nella sua camera delle meraviglie privata un “corno d’unicorno”, portatole dall’esploratore Martin Frobisher al suo ritorno dal Labrador nel 1577.

L’antilope alcina.

In Sudafrica, l’antilope alcina ha connotazioni mistiche o spirituali, forse perché questa grande antilope riesce a difendersi da sola dai leoni e talvolta anche ucciderne qualcuno. Questi animali sono spesso rappresentati nell’arte rupestre della regione e hanno dei connotati soprannaturali. Queste caratteristiche speciali possono essere state conosciute dai primi viaggiatori.

Nell’area intorno a Città del Capo, sono state avvistate antilopi alcine con un corno solo, probabilmente a causa di un gene recessivo. Un presunto corno di unicorno nel castello del clan MacLeod in Scozia è stato identificato con quello di una di queste antilopi.

Un capriolo con un solo corno

Una creatura molto simile al leggendario unicorno è stata trovata nel Centro di Scienze naturali di Prato[3]. Si tratta di un cucciolo di capriolo di 10 mesi[4] che ha un solo corno al centro della fronte invece delle classiche corna biforcate.

La madre era arrivata nel centro alcuni anni fa ferita dopo essere stata investita da una vettura nella zona dell’Appennino pistoiese. Al centro l’hanno curata e poi liberata nel parco. La primavera successiva ha incontrato un maschio e dalla loro unione è nato il piccolo capriolo con un solo corno. Il direttore del centro, Gilberto Tozzi ha detto: “È la dimostrazione che il mitico unicorno celebrato in iconografie e leggende, probabilmente non era solo oggetto di fantasia bensì un animale: capriolo, cervo, o altre specie, con un’anomalia morfologica analoga a quella del nostro capriolo. Il nostro capriolo forse è consapevole della sua diversità e non si lascia vedere facilmente.”

Si tratta probabilmente dell’animale più vicino a un unicorno mai avvistato in natura: da notare che i caprioli hanno anche gli zoccoli divisi, come vuole l’iconografia tradizionale dell’unicorno.

 

L’unicorno nella letteratura e nei media

L’unicorno compare in diversi romanzi della letteratura moderna, per citare alcuni esempi: L’ultimo unicorno di Peter S. Beagle, L’unicorno nero di Terry Brooks, La fine del mondo e il paese delle meraviglie di Haruki Murakami, Il cavallino bianco di Elizabeth Goudge ecc.

Per lo più presentano tutti i tratti più comuni delle raffigurazioni tradizionali, a volte con aggiunte o modifiche riguardanti poteri magici e comportamento: ad esempio in Harry Potter e la Pietra Filosofale il sangue di unicorno farebbe scampare da morte certa, o in L’ultimo unicorno esso ha il potere di mantenere la foresta in cui abita in una primavera perenne.

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Questo mammifero era di taglia davvero gigantesca: raggiungeva l’altezza di due metri al garrese e la lunghezza di sei metri. Sul cranio era posizionato un enorme corno alto forse fino a due metri. L’intero animale potrebbe aver raggiunto il peso di cinque tonnellate. Le sue zampe erano più lunghe di quelle degli attuali rinoceronti e si erano sviluppate per il galoppo, conferendo all’animale un’andatura simile a quella del cavallo. Probabilmente questo gigantesco animale era un veloce corridore, a dispetto della sua taglia. Anche i denti erano simili a quelli dei cavalli, e indicano probabilmente una dieta a base di erbe dure. Il rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis) è una specie di rinoceronti estinta, vissuta nel Pleistocene in Eurasia, all’epoca delle glaciazioni.

Coelodonta antiquitatis

Il nome comune di questo animale deriva dal fatto che tutto il corpo era ricoperto da un fitto strato di pelo, di due tipi diversi: uno era più sottile e rivestiva la pelle dell’animale; in superficie, invece, uno strato di peli più lunghi e rigidi copriva completamente il corpo. Le dimensioni erano ragguardevoli: il peso si aggirava tra le due e le tre tonnellate, l’altezza raggiungeva i due metri alla spalla e la lunghezza dell’intero animale poteva sfiorare i 4 metri. La taglia, in sostanza, era molto simile a quella dell’attuale rinoceronte bianco (Ceratotherium simum). La testa era dotata di due corni: il primo, più grande, poteva raggiungere il metro di altezza e aveva una forma appiattita, mentre quello più piccolo non superava i 40 centimetri. Alcune pitture rupestri suggeriscono che il rinoceronte lanoso possedesse una zona di pelo più scuro a metà del corpo.

Distribuzione

I fossili di questo rinoceronte sono relativamente comuni e sono stati scoperti in gran parte di Europa e Asia. Resti di rinoceronte lanoso sono stati ritrovati in un’area che si estende dalla Corea del Sud fino alla Spagna e alla Scozia. I suoi scheletri sono particolarmente comuni in Russia, dove viveva insieme ai mammut lanosi. Alla fine del Pleistocene, questo rinoceronte raggiunse la massima diffusione e divenne il più diffuso tra tutti i rinoceronti, viventi o estinti. Sembra però che, al contrario di altri, il rinoceronte lanoso non abbia mai attraversato la Beringia per raggiungere l’Alaska.

I primi reperti datano a circa 350 000 anni fa (Pleistocene medio), mentre gli ultimi esemplari risalgono a circa 10 000 anni fa, ovvero alla fine delle glaciazioni. Resti ben conservati sono stati scoperti congelati nel ghiaccio e seppelliti in terreni saturi di olio. In Ucraina, presso Staruni, è stata rinvenuta una carcassa completa di un esemplare femmina di rinoceronte lanoso, sepolto nel fango. La combinazione di olio e sale preservò i resti dalla decomposizione, permettendo ai tessuti molli di rimanere intatti.

Ecologia

Ricostruzione di Coelodonta antiquitatis

Il rinoceronte lanoso pascolava le erbe e i cespugli della tundra eurasiatica, non disdegnando nemmeno muschi e licheni, brucando con il largo labbro superiore. Le corna di molti esemplari mostrano segni di abrasione, probabilmente causati dal movimento del capo per spostare la neve dalle piante di cui si nutriva. Probabilmente il rinoceronte lanoso viveva nello stesso modo dei suoi parenti attuali, in piccoli gruppi familiari o singolarmente.

 Estinzione

I rinoceronti lanosi furono cacciati dai primi uomini, come dimostrano le pitture rupestri in caverne francesi che datano a circa 30 000 anni fa. Questo rinoceronte si estinse al termine delle glaciazioni: sicuramente uno dei fattori principali che portarono alla sua scomparsa furono gli improvvisi mutamenti climatici, ma non è da escludere anche la caccia da parte dell’uomo. Il parente più prossimo di questo animale è l’attuale rinoceronte di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis).

 

Un unicorno? No, è un piccolo capriolo con un’anomalia morfologica

Si trova nel centro di scienze naturali di Galceti: dalla leggenda alla realtà Un unicorno a Prato. Niente a che vedere con l’animale leggendario, ma qualcosa di simile. Un capriolo con un solo corno al centro della fronte invece delle classiche corna biforcate vive all’interno del gruppo di suoi simili monitorati dal centro di scienze naturali di Galceti, a Prato. Si tratta di un esemplare giovane: ha infatti solo 10 mesi. “E’ la dimostrazione – dice il direttore del centro, Gilberto Tozzi – che il mitico unicorno celebrato in iconografie e leggende, probabilmente non era solo oggetto di fantasia bensì un animale: capriolo, cervo, o altre specie, con un anomalia morfologica analoga a quella del nostro capriolo, si tratta probabilmente dell’animale più vicino a un unicorno mai avvistato in natura: da notare che i caprioli hanno anche gli zoccoli divisi come vuole l’iconografia tradizionale “Il nostro capriolo – continua – forse è consapevole della sua diversità e non si lascia vedere facilmente”. La madre era arrivata nel centro alcuni anni fa ferita dopo essere stata investita da un’ auto nella zona dell’appennino pistoiese. Curata e riportata in libertà in primavera ha conosciuto il maschio ed ha dato i natali nel parco .

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Quindi la fantasia prende spunto dalla realtà, ci sono stati casi in qui per stupire o peggio per propria fama si è arrivati a mutilare animali per costruire “letteralmente” unicorni. il modo sembra anche abbastanza facile bastava prendere il corno di un Orice ed impiantarlo chirurgicamente in un giovane animale in fase di sviluppo se non lo rigetta questo si salda sulla nuova creatura. . nuovo reparto di OBI il tuo unicorno? fai da te diventa un neo professor Franchestain. Ma il senso dell’unicorno del suo essere schivo verso noi umani  nella sua ricerca come nel mito può solo essere compiuta da un essere puro, quindi per poter ammansire o degni di poter finalmente trovare il vero unicorno ,forse dovremmo trovare prima la nostra purezza, poi egli si mostrerà a noi. E ci condurrà verso quel divino che questo mondo d’umani sembra voler smarrire ad ogni costo.

 

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